FAI NASCERE LA SPERANZA

Suor Elisa Carta

Sono appena rientrata dal Togo dove sono stata, con tre ragazzi del Se.A.Mi., per l'inaugurazione del Liceo che porta il nome del nostro caro e compianto  Don Gennaro  Antonini che fu, per tantissimi anni, Parroco a Santa Paola Romana - Roma - e grande benefattore dell'Africa e particolarmente dei bambini.

Il nostro è stato un viaggio interessante e colmo di emozioni per me e per il mio gruppo in rappresentanza di tutto il Se.A.Mi.

Che dirvi dell'inaugurazione? So che le mie parole sono incapaci a trasmettervi la gioia e la riconoscenza di una coloratissima folla danzante in "delirio" che ha riempito ed animato la giornata del 26 aprile a Kaboli.

All'Eucaristia, presieduta dal Vescovo della Diocesi, Mgr Ambroise Djoliba, con il quale hanno concelebrato 17 sacerdoti, c'è stata una partecipazione di massa, con una rappresentanza anche di musulmani, per rendere grazie a Dio per il dono di un Liceo nella loro regione, come possibilità di crescita umana e di riscatto attraverso il gusto della cultura, onde evitare le evasioni di massa dei ragazzi in cerca di fortuna in altri Paesi più o meno lontani. Non solo, la possibilità di poter frequentare, in prospettiva d'avvenire, una scuola superiore senza doversi spostare in altre regioni, con conseguenti pesanti oneri economici per le famiglie, potrà evitare anche lo scandalo della "tratta" dei bambini che, persone senza scrupoli, mantengono attiva nella zona, favorita dalla prossimità di frontiere terrestri non controllate.

Durante questa festosa celebrazione, grande era l'omaggio reso a Don Antonini. Si sentiva la sua presenza in quella chiesa che anche lui conosceva e nella quale, tanti anni fa, aveva celebrato l'Eucaristia intorno allo stesso altare.


Sulla strada che porta al Liceo c'è un pannello che indica il complesso scolastico sul quale leggiamo: "Liceo Don Antonini"; a fianco di questa scritta leggiamo ancora in lingua locale: "Bi - irete" che significa: "Fai nascere la speranza". Sì, cari amici, le vostre offerte, piccole o grandi, la vostra simpatia e amicizia, hanno contribuito a far "nascere la speranza" nel cuore di tanti ragazzi della  regione di KABOLI che, grazie a questo Liceo, potranno accedere alla cultura nella speranza di un domani migliore.

Mi diceva Lucas in lacrime ed in preda ad un forte scoraggiamento a causa della sue condizioni di estrema povertà, ma con una gran voglia di progredire negli studi: "Ma flamme c'est totalmente èteinte!" ("La fiamma si è totalmente spenta!").

Potremo ancora, con il nostro amore e con la nostra generosità soffiare di nuovo su fiamme spente per ravvivarle e riaccenderle alla speranza? Penso che Don Antonini, da una " finestra del suo cielo", abbia guardato sorridente questo piccolo angolo della grande Africa, per compiacersi e riempire la sua anima di colori, di musica e di danze eseguite da quei bambini che sono stati la sua ultima preoccupazione sul letto di morte: "Non abbandonate mai i bambini dell'Africa".

Caro Don Antonimi, abbiamo raccolto la tua ultima volontà come un testamento e ti promettiamo ancora, come il giorno nel quale l'hai pronunciata morente, che il Se.A.Mi. si manterrà fedele al suo impegno nel nome del Signore ed anche nel tuo.

Con il mio fraterno saluto.

 

 UNA CONCRETEZZA SEMPLICE

Edoardo

 Sono passati molti anni da quando, ancora ragazzino, cresceva in me la voglia di conoscere l'Africa. Mi ricordo che nella mia parrocchia, Santa Paola Romana, girava la voce che si sarebbe fatto un viaggio in Togo con un gruppo di ragazzi, con il viceparroco e con una suora appena rientrata dal suo mandato missionario in Africa dove per molti anni aveva potuto abbracciare quella terra rossa. Così ho atteso fino a quando, nell'agosto del 2003, ho potuto affrontare il mio primo viaggio, poi ancora nell'estate 2005 ed ora ad Aprile 2007.

Insieme a Suor Elisa, a Francesco e Roberto ho avuto la fortuna di poter vedere cosa i nostri aiuti hanno potuto fare. Per definire con una parola questo ultimo viaggio direi: Concretezza. Parola che hanno scelto un gruppo di giovani scout che abbiamo incontrato, con alcuni ragazzi del Se.A.Mi., qualche giorno dopo rientro dal Togo. A loro abbiamo parlato della nostra esperienza e delle nostre piccole attività giù in Africa.


Ho visto realizzata l'idea di alcune giovani coppie che hanno offerto i doni del loro matrimonio a beneficio dei più bisognosi. Infatti, con i soldi offerti come dono, dai loro parenti e amici, si è potuta ampliare la struttura del Dispensario di Yaka, con nuove stanze/ambulatori che potranno accogliere i bambini durante le visite, una sala spaziosa per il laboratorio analisi e un locale per una farmacia più efficiente, vista l'ingente richiesta di quella popolazione povera a cui le suore ogni giorno cercano di donare il loro aiuto ed il loro amore.

  Nel vedere compiuto questo "piccolo progetto" mi ha colpito non solo la grande partecipazione di amici e parenti di queste coppie, ma anche la profonda gratitudine – che, con difficoltà riesco a trasmettervi - che le suore e le persone ci hanno manifestato in quei giorni, culminata con la benedizione della nuova struttura ed una Messa di ringraziamento celebrata nella missione di Niomtougou.

Continuando il mio racconto che riguarda la realizzazione di qualche altro progetto, penso all'incontro avuto con Padre Donald, sacerdote della diocesi di Sokodè, aiutato durante gli studi  da una famiglia di Roma tramite il Se.A.Mi., che con semplicità ci fece giungere la sua richiesta di aiuto per la costruzione di una cisterna d'acqua nella città di Sokodè dove lui era parroco, regione molto arida e calda del Togo centrale.  Anche questa volta il cuore di molte persone è stato toccato e il completamento della cisterna, come abbiamo potuto vedere, è ormai prossimo. Mi ricordo che siamo giunti nella parrocchia di Don Donald quasi all'imbrunire, senza preavviso. Egli celebrava la Santa Eucarestia al buio, senza luce, con solo delle candele ed una torcia per illuminare l'altare, come a dire che Cristo realmente è la Luce del mondo che risplende anche nell’oscurità di una chiesa.

Questo viaggio all'insegna della concretezza continua con l'immagine delle suore che seguono i bambini che aiutiamo. Personalmente è stato molto motivante vedere come queste suore seguono le storie dei bambini, anche se magari vivono lontano dalla missione o in altri villaggi. Le suore, nel ringraziarci e nel ringraziare ogni singola persona che aiuta i bambini, ci hanno detto che ogni bambino aiutato è stato salvato dalla fame e che dandogli la possibilità di studiare e di imparare un mestiere, diamo loro la speranza per poter cambiare in meglio la realtà dove vivono. Così abbiamo avuto la sensazione che il cuore del Se.A.Mi. è veramente grande!   

Attualmente abbiamo incominciato ad aiutare una trentina di bambini anche nella capitale del Togo, Lomè, e in un villaggio che si trova vicino al confine con il Benin che si chiama Anyrokopè. Anche qui non abbiamo potuto resistere alla richiesta che le suore ci hanno fatto per avere la possibilità di donare speranza a questi bambini. Così le motivazioni per noi aumentano avendo potuto vedere che questo aiuto è veramente un fiore di gioia e di speranza.

Questo nostro viaggio, pur nella sua brevità, è stato ricco di momenti molti intensi e che continuo a portare nel cuore. Come potrei dimenticare il giorno dell'inaugurazione del Liceo "Don Antonini" nella zona di Kaboli nel centro-est del Togo! La Messa di ringraziamento a cui hanno partecipato cristiani e musulmani, con le parole che il Vescovo di Sokodè ci ha rivolto: "Non si potrà mai capire a fondo quale importanza ha questo liceo per la popolazione di questa regione e quanto grande possa essere questo segno di speranza".

 Non dimenticherò mai la festa della gente durante la benedizione delle aule del Liceo, pronto ad accogliere i primi studenti.

Infine, visto che la concretezza mi ha condotto a raccontarvi questi avvenimenti che abbiamo vissuto, voglio condurvi verso un piccolo progetto che se Dio vorrà, con il vostro aiuto, potremo realizzare per richiesta delle suore, nella missione di Lomè. Esso prevede l'ampliamento della Pouponnière della missione con la costruzione di una sala per allattare i neonati che vi vengono accolti. La Pouponnière è una struttura che accoglie i bambini da 0 a 3 anni orfani o abbandonati, che vengono affidati alle cure e all’amore dalle suore e dal personale, fino al momento in cui verrà consentito o l'affido o l'adozione. Attualmente i neonati (circa 50) vengono nutriti al biberon in un piccolo corridoio caldo e scomodo. Speriamo che la carità di molti possa aiutarci anche in questo piccolo progetto che il Se.A.Mi ha preso il cuore.

Così porto con me i momenti di vita quotidiana che ho potuto vedere in questo viaggio, quella quotidianità che le suore con semplicità e fede abbracciano e vivono a fianco di quanti hanno bisogno. Ci tengo a portarvi il loro Grazie per i vostri aiuti, per le vostre preghiere, per il vostro pensiero per i poveri, nella speranza della concretezza dei nostri gesti.

"Perchè io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, cercato e siete venuti a trovarmi." Mt 25; 35 -37.

 

 LA DISTANZA NON E’ IMPEDIMENTO AD AMARE

Francesco

Trai i motivi che mi spingevano a tornare in Africa dopo quattro anni, uno dei più forti ha un sorriso meraviglioso, due occhi neri luminosi e vivaci, un viso dolcissimo: si chiama Margherita!

Questa bambina togolese, che vive in un villaggio vicino a Niamtougou, da più di cinque anni fa parte della nostra famiglia; a casa abbiamo alcune sue foto, come quelle di altri parenti o famigliari, e ogni giorno non puoi fare a meno di guardarle. Sentiamo la sua presenza nella nostra casa, anche se vive a migliaia di chilometri  di distanza! Francesca, nostra figlia di tre anni, ogni tanto dice che lei ha una "fratellina" che sta lontano e la nomina spesso... è davvero come se fosse una di famiglia.

L'incontro con Margherita è stato quindi emozionante e importante per me; ha ormai dieci anni e i suoi occhi, che da sempre mi hanno colpito, questa volta mi sembravano più lucenti e brillanti!

All'inizio, un po’ per il mio francese "quasi nullo" e un po’ per la sua timidezza, quando ci siamo incontrati a Niamtougou, c'era molto imbarazzo nel rivedersi. Io non sapevo bene cosa dirle, lei addirittura si metteva le mani davanti agli occhi per nascondersi il viso! Piano piano il ghiaccio è stato rotto e Margherita mi ha raccontato che frequenta la scuola, che la donna con cui vive, che si era presa cura di lei dopo la morte dei suoi genitori, è molto malata e ora costretta a vivere temporaneamente presso un altro parente; la sua salute è ora piuttosto buona, dopo aver superato alcuni problemi.

Mi ha regalato un disegno fatto da lei appena ci siamo incontrati e, quando è giunto il momento per lei di tornare a casa, ci siamo salutati con molta commozione.


Dopo mezz'ora, la rivedo tornare con quel sorriso meraviglioso che sembrava voler dire: "Non me ne voglio più andar via!".

Può un incontro di poche ore valere un viaggio in Togo? So che non è nulla in confronto al tempo che a casa, a volte, sprechiamo inutilmente, ma sicuramente rimarrà per sempre impresso nella mia mente.

Spesso, nei momenti bui e difficili, il sorriso semplice e meraviglioso di Margherita  mi fa pensare come la distanza non è un impedimento, se l'affetto e l'amicizia riescono ad unire anche persone così lontane...

   

 RESTITUIRE GIUSTIZIA ALL'AFRICA!

Roberto

 Sono passati dieci anni da quando andai in Togo per la prima volta. Oggi come allora al ritorno in Italia provo la stessa sensazione di inadeguatezza. A distanza di circa un mese dal viaggio, una delle poche certezze che porto con me è che non si è mai pronti per vivere realtà come l'Africa.

Anche suor Elisa, che pure ha una ventennale esperienza di vita in Togo, è stata sopraffatta dalla commozione in più occasioni!

Forse il non opporre resistenza all'Africa per noi occidentali è l'unico meccanismo di autodifesa che scatta per sopravvivere all'Africa stessa. Se resisti all'Africa, l'Africa ti travolge!

L'Africa non conosce mezze misure, è il continente degli eccessi: con la stessa rapidità con cui si passa dalla siccità alle piogge violentissime, così si passa dalla disperazione alla felicità!

Anche noi abbiamo potuto vivere personalmente quest'altalena di forti emozioni: dalla incontenibile gioia di Bajdo - primo beneficiario di una sorta di microcredito - nel momento in cui gli comunicavamo che avrebbe avuto la possibilità di riprendere la sua attività di mototaxi, precedentemente interrotta a causa dell'improvvisa e definitiva indisponibilità del motorino che noleggiava, alla dolorosa rassegnazione della giovanissima Edith i cui occhi gonfi di una malattia incurabile chiedevano solo una fine rapida dell'agonia.

Ancora oggi sono in balia di sensazioni contrastanti! Faccio fatica a credere che i piani sanitari predisposti dalle istituzioni mondiali avranno i loro effetti, anche solo in un futuro lontano, se penso che oggi in Togo è normale morire per un morso di cane o di serpente!

Faccio fatica a convincermi che uno sviluppo economico del paese sia possibile se vedo che i TIR che attraversano il Togo carichi di merci impiegano dei giorni - sempre che arrivino a destinazione - per fare meno di mille chilometri!

Faccio fatica a giustificare il fatto che in tutta la nazione (capitale compresa!) l'energia elettrica sia assicurata solo durante alcune ore del giorno!

Faccio fatica ad accettare che l'ospedale statale di Niamtougou sia deserto a causa dei costi troppo elevati e dell'inadeguato livello di assistenza, quando vedo giovani madri gravemente malate spegnersi lentamente sul proprio letto mentre i loro piccoli figli giocano in quella che noi non definiremmo mai "casa"!

Faccio fatica a sperare che un giorno qualcuno si ricorderà del Togo e del resto dell'Africa se ripenso a quando era vuoto l'aereo che ci ha portato a Lomè!

Dall'altro lato nutro una forte speranza quando ripenso alla incredibile forza di volontà e alla grande capacità di resistenza alle sofferenze di questo popolo, quasi si trattasse di una caratteristica genetica delle persone che vivono in questo continente. Abbiamo avuto modo di conoscere in questo breve ma intensissimo soggiorno in Togo molti ragazzi e ragazze che quotidianamente danno prova di un grande senso di sacrificio pur di riuscire a migliorare la propria condizione e quella della loro famiglia.

Penso a Lucas, ragazzo ventenne che si è trasferito dal nord del Togo a Lomè per frequentare la facoltà di Economia e che per mantenersi coltiva durante il giorno alcuni campi alla periferia della città.

Penso alle 40 ragazze ospitate nel foyer di Niamtougou  che studiano tutte le sere a lume di candela a causa della mancanza di energia elettrica.

Penso a quell'incredibile partecipazione di folla durante l'inaugurazione del liceo dedicato a don Antonini, che è un segno tangibile di quella voglia di crescita che si avverte soprattutto tra i giovani.

Mi piace pensare che il lavoro che portiamo avanti con il Se.A.Mi. grazie al costante e decisivo sostegno di centinaia di famiglie italiane possa rappresentare in futuro una forma di riscatto per l'intero paese. In effetti, a dieci anni dall'avvio delle adozioni a distanza, iniziamo a constatare che alcuni di quei giovani, che all'epoca erano dei bambini o adolescenti avviati alle scuole primarie o secondarie, ora hanno intrapreso un mestiere oppure hanno continuato gli studi iscrivendosi all'università  o hanno addirittura già completato il corso di studi universitario e possono rappresentare la classe dirigente del Togo del futuro.

Lo stesso liceo, situato a pochi chilometri dal confine con il Benin, rappresenterà un argine, seppur piccolo, a quell'imponente fenomeno del traffico di bambini e ragazzi dal Togo alla Nigeria finalizzato a fornire forza lavoro a bassissimo costo.

C'è un altro pensiero che mi conforta e mi da speranza per il futuro: è la certezza che in questo momento le suore, africane e non, che abbiamo avuto la fortuna di incontrare nel nostro viaggio si stanno occupando degli ultimi del mondo!

Il nostro più grande ringraziamento va a loro, vere figure eroiche del nostro secolo, capaci di restituire dignità e giustizia a persone ridotte in condizioni disperate per colpe non proprie!

Esempi di vita troppo spesso ignorati anche da parte di chi è sensibile a certi temi!

Persone che hanno dedicato la loro intera esistenza al prossimo, senza mai perdere la lucidità indispensabile per affrontare situazioni disumane.

Ci ha sinceramente stupito la meticolosità con la quale vengono seguiti i bambini adottati, quasi che si trattasse della loro stessa famiglia.

Ci ha colpito la loro grande preparazione e affidabilità nella gestione della farmacia per gli indigenti dell'ospedale di Lomè o ancora nella gestione del dispensario di Niamtougou che, garantendo a centinaia di persone l'assistenza sanitaria altrimenti non assicurata, è ormai uno dei punti di riferimento della zona circostante.

Ci ha commosso la cura con cui vengono accuditi i neonati della Pouponnière di Lomè.

Ci ha letteralmente travolto il loro entusiasmo nel proporci nuovi progetti, la loro partecipazione emotiva nel consegnarci altre decine di schede di bambini da adottare e loro incontenibile gioia di vivere a dispetto degli enormi problemi che devono affrontare quotidianamente.

E allora di fronte a persone di tale spessore diventa estremamente difficile accettare i loro ringraziamenti e ancor di più riportare la loro richiesta di estendere tali ringraziamenti a tutti coloro che in Italia con il loro contributo hanno permesso di dare un futuro a tanti uomini, donne e soprattutto bambini che versavano in gravi difficoltà.

Le parti si sono inspiegabilmente invertite! Loro ringraziano noi!

Ma ritengo assolutamente doveroso dare voce alle grandi protagoniste silenziose dei nostri progetti che incarnano con la loro vita l'insegnamento di San Francesco: "Grazie a tutti per il sostegno che date all'Africa"!

...nella speranza che presto anche qualcun altro si ricordi dell'Africa!

                            

              UN PICCOLO AIUTO…PER UNA GRANDE MISSIONE

Jean

Come sapete, oltre ad aiutare tanti bambini con le "adozioni a distanza", il Se.A.Mi ha aiutato ed aiuta anche dei seminaristi con delle modeste "borse di studio" venendo così in aiuto, non solo alle famiglie dei candidati al sacerdozio, ma anche alle loro rispettive Diocesi. In questi dieci anni di vita il Se.A.Mi ha aiutato diversi seminaristi e, grazie a Dio, 22 di essi sono stati già ordinati sacerdoti per le loro Chiese e lavorano tutti nel loro Paese.

Trascriviamo di seguito degli stralci in una lettera del primo seminarista di etnia Peulh che ha iniziato la sua formazione e al quale abbiamo offerto un piccolo aiuto occasionale in attesa di poterlo aiutare in maniera più regolare.

"Carissimi del Se.A.Mi.

è con il cuore colmo di gioia che vi mando queste righe per dirvi la mia profonda gratitudine per il dono-aiuto che ho ricevuto attraverso Sr. Angèle Agbetiafa delle suore Francescane di Niamtougou. La somma che mi avete donato mi ha permesso di acquistare alcuni testi  indispensabili per il mio lavoro in seminario. (...) Siate infinitamente ringraziati per il vostro gesto fraterno. Ma, vi chiederete, chi sono? Sono Jean Boukari d'origine Peulh, seminarista della diocesi di Dapaong (...)

Appartengo ad una famiglia nomade, musulmana e poligama, (...) sono il terzo di quattro figli (tre maschi e una femmina) di una madre, che ci ha però preceduto nella casa del Padre.

Ho conosciuto il Cristo attraverso i miei compagni di classe e Dio mi ha dato la grazia di abbandonare la religione musulmana per seguire il Cristo nella religione cattolica. Dopo il mio battesimo, che ho ricevuto nel 1994, ho sentito la chiamata di Dio a consacrarGli la mia vita nel sacerdozio. E così, nonostante l'opposizione della mia famiglia che resta musulmana e non poteva capire la mia scelta, dopo aver ottenuto la licenza liceale, ho deciso di entrare in seminario a causa di Colui che è morto per me. Una volta entrato in seminario la mia famiglia, anche se povera, mi ha totalmente abbandonato affinché mi scoraggiassi e lasciassi il seminario. Ma Dio, quanto a Lui, non mi ha mai abbandonato nella mia povertà e nelle mie prove. In mezzo alle mie difficoltà finanziarie dovute al pagamento delle tasse scolastiche ed all'acquisto dei documenti necessari a seguire i corsi, ho scritto a Sr. Angèle delle suore Francescane di Niamtougou, per chiederle un soccorso urgente perché non sapevo più come fare. Dio ha permesso che la mia lettera le arrivasse proprio al momento della vostra visita al Niamtougou.   Sr. Angèle, che conosce bene la mia situazione ed ha le prove della mia povertà e delle mie difficoltà in seno alla mia famiglia, vi parlò di me presentandovi la mia lettera. Cara Sr. Elisa e amici del Se.A.Mi., con l'aiuto di Dio, voglio divenire il primo sacerdote dell'etnia Peulh del Togo affinché possa essere testimone del Cristo e del suo Vangelo in mezzo ai miei fratelli di etnia Peulh. Da solo non potrò riuscire (...), perché sono cosciente della mia povertà (...)

Sono come l'operaio dell'ultima ora, ma vorrei coronare il mio sogno e la mia vocazione diventando sacerdote del Cristo per il bene dei miei fratelli. (...)

Sono alla fine del mio anno propedeutico, se tutto va bene inizierò i 3 anni di filosofia al Gran Seminario di Lomé, per continuare poi con gli anni di formazione teologica (...) Il cammino è lungo, ma breve per il Signore. Contro molto sull'aiuto della vostra preghiera affinché possa un giorno divenire un sacerdote all'immagine di Cristo. (...).

Vi ringrazio per il vostro gesto fraterno che ricambio con la mia preghiera per la vostra Associazione e per tutte le persone che vi aiutano ad aiutarci".